Oroboro nasce come piccolo manufatto a forma di libro. Le fotografie, prelevate dall’archivio personale dell’autore, riproducono oggetti, interni di architetture, persone, composizioni astratte. Il materiale è ordinato secondo la forma del dittico: per ciascuna pagina sfogliata un’altra nascosta è da scoprire. Seguendo un gioco sottile di affinità e relazioni, si restituisce una nuova forma intellegibile che l’occhio da solo non avrebbe colto.